Amiri Baraka, si è spenta la rabbia del cambiamento

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gennaio 10, 2014 di elettra stamboulis


Se n’è andato Leroy Jones,che era diventato per scelta Amiri Baraka, il poeta, lo scrittore, l’attivista, il leader della cultura afroamericana. Ha avuto due mogli e sette figli. Una figlia fu assassinata nel 2003. Conobbe Kerouac e tutta la beat. Antesignano del rap, hip hop e Slam poetry. Fu seguace e artefice. come tutti gli attivisti intellettuali pericolosi è stato accusato di antisemitismo.la sua risposta era quella ovvia “Critico lo stato di Israele, non gli ebrei”.

Ha vissuto una vita piena e iraconda, fatta di quella rabbia creativa: “la rabbia è creativa, l’odio no”, diceva Said. C’è chi ha avuto la fortuna di vender lo recentemente a Roma in ottobre, chi a Bologna come DanIele Barbieri che ce lo racconta sul suo blog  La sua presenza era importante come la sua scrittura. Ma almeno ci rimane quella. 

Amiri Baraka

Mi piacevamo di più quando eravamo pronti a levare il pugno               in aria. Mi piacevamo di più quando urlavamo e marciavamo per cambiare tutto. M piacevamo di più quando i bianchi non ci andavano poi tanto. Quando qualche dubbio almeno l’avevamo. M piacevamo di più quando viaggiavamo in grandi gruppi non bande così piccole ma grandi bande cazzute che minacciavano la gente che ancora ci minaccia. Quando li accusavamo della loro schiavitù, dei loro linciaggi e della loro affiliazione al [Ku Klux] Klan. Ora si sono levati la tunica e l’hanno infilata in quelle loro valigette del Partito Repubblicano quando vanno alla Camera dei Deputati. Ma chi rappresentano? Non noi, ma i nostri assassini, quelli che ci hanno ridotto in schiavitù, la stessa gente che ci ha trascinato in catene fin nel ventre di quelle navi.Mi piacevamo di più quando ce le ricordavamo queste cose e non ce ne stavamo solo lì a pregare certa gente che ci odia di poterci costituire parte civile il che non faranno mai e a quest’ora dovreste averlo capito.Da quanto tempo? 1619, 1719, 1819, 1919 (l’Estate Rossa). Tra sette anni sarà il 2019. Se non li conoscete ancora… non li conoscerete mai…Mi piacevamo di più quando agivamo come Rosa Parks? Sedersi dove? Be’, mi piacevamo di più quando agivamo come Nat Turner, ma poi la facevamo franca e ficcavamo quella pallottola in memoria di Trayvon Martin nell’automobile di qualcuno di Washington.Mi piacevamo di più quando agivamo come il grosso Robert Williams ed ero con lui mentre puntava la pistola sull’ambasciatore americano a Cuba intimandogli di inviare per davvero la polizia per proteggere i suoi familiari nel North Carolina. Mi piacevamo di più quando alcuni dei nostri più giovani erano anche fra i più cazzuti, quando Malcolm e Martin avevano ancora trent’anni e tenevano giuste concioni antirazziste, le più eccellenti al mondo. Tutti ci piacevamo di più allora. E c’è bisogno di rifletterci su. Presidente nero o no che sia, c’è bisogno che vi entri nel cervello che quel fratello è li per tenere tranquilli noi, che eravamo la nazione più militante, più incazzata di questa terra, col fuoco nell’anima e il fumo che ci usciva dagli occhi.E così ci siamo messi buoni e ci siamo persino inorgogliti per il velo di nero che i nostri nemici hanno steso sopra la vittima insanguinata della nostra oppressione che aleggia proprio davanti a noi proprio dentro di noi, nelle strade, nelle prigioni, nelle menzogne contorte dei carnefici, capaci persino di rubare i suoni dell’oppressione e autoconservarsi come reliquie in un Museo del Rock & Roll per mostrarci quanto siamo ignoranti. M piacevamo di più quando le prime parole che ci uscivano di bocca erano “Fuck Them!”

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